Il sintomo è solo la punta dell’iceberg

Spesso i pazienti arrivano nel mio studio con l’obiettivo di eliminare un sintomo.

Ma quando si parla di cambiamento in psicoterapia non si parla certo di eliminare solo un sintomo.

S. Freud, padre fondatore della psicoanalisi, usava la metafora dell’iceberg: la parte che noi vediamo in superficie è il sintomo, e in psicoterapia possiamo lavorare su questo.

Ma una volta eliminata la punta dell’iceberg, resta comunque, sotto la superficie dell’acqua, ciò che ha provocato il sintomo.

Molto spesso se ci si ferma al superamento del sintomo.

Ma prima o poi l’iceberg, galleggiando, farà riemergere ancora una parte di ghiaccio, quindi un sintomo, che può essere lo stesso oppure può essere un nuovo sintomo.

La metafora dell’iceberg, ci fa ben capire come per raggiungere un cambiamento veramente autentico, bisogna andare ad osservare, ascoltare, analizzare la parte dell’iceberg sotto la superficie.

Ma cos’è la parte dell’iceberg sotto la superficie?

In Analisi Transazionale viene definita copione di vita.

Il copione di vita è un piano di vita basato su decisioni prese durante l’infanzia, rinforzate dai genitori, giustificate dagli eventi successivi e che portano a decisioni definitive.

In un percorso di psicoterapia, aiuto il paziente a rendere consapevole il proprio copione personale.

Lo guido ad identificare gli schemi di pensiero e i comportamenti disfunzionali, per poter sviluppare delle alternative funzionali.

Quindi prendere una nuova decisione per se stessi, più adeguata al momento di vita.

Ma facciamo un esempio.

Immaginiamo che nella nostra famiglia abbiamo appreso che fare il/la bravo/a bambino/a era il modo migliore per essere apprezzati dai genitori e poi dagli insegnanti.

Anche da adulti continuiamo a comportarci in maniera accomodante e accondiscendente con il nostro compagno/a, con gli amici, con i colleghi, con il datore di lavoro, ma anche con la commessa che ci serve, con la macchina che ci taglia la strada.

Quindi non diremo mai di no, ci negheremo l’espressione della sana rabbia, dando un’immagine di noi non autentica. Non permettendoci mai di esprimere i nostri bisogni.

Ci accorgiamo che se quel copione di bravo/a bambino/a nell’infanzia era l’unico modo possibile per ottenere riconoscimenti, carezze e affetto dai genitori, da adulti non è più funzionale e iniziamo a esprimere questo malessere attraverso un sintomo.

Ad esempio, esprimeremo la nostra rabbia repressa o la nostra tristezza celata, in ansia, mal di testa, depressione ecc.

In psicoterapia non possiamo cambiare assolutamente niente del nostro passato e neanche cancellare i danni che ci sono stati inflitti nell’infanzia.

Possiamo, però, decidere di cambiare come il passato influenza quello che siamo oggi, permettendoci di abbandonare la prigione invisibile delle eredità sofferenti.

Come psicoterapeuta Analitico Transazionale quindi lavoro su due livelli, con un doppio sguardo:

– sul “qui e ora”, quindi sulla concretezza della vita, sul sintomo che fa stare male, sulle dinamiche relazionali che nel momento attuale ci fanno soffrire, sulla modalità con cui costruiamo le relazioni disfunzionali nel presente.

– sull’eredità di ciò che è stato più importante nella nostra storia, analizzando il contesto in cui si è nati e il modo in cui in quel contesto ci siamo costruiti, quindi sul copione la parte sommersa dell’iceberg.

Per poter fare un lavoro sul Copione di Vita, si comincia dalla conoscenza di sé attraverso l’analisi degli Stati dell’Io: Genitore, Adulto, Bambino; sul Dialogo Interno che avviene tra questi tre Stati dell’Io e sulle Transazioni cioè sulle modalità in cui ci mettiamo in contatto con le persone dai nostri Stati dell’Io

Se vuoi avere maggiori informazioni su cos’è l’orientamento psicodinamico Analitico transazionale in cui mi sono formata, quindi conoscere brevemente cosa sono gli Stati dell’Io, segui questo link: Analisi Transazionale

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